Stavamo lì, storditi dall'alcol e da un ridere irrefrenabile; sotto una pioggia battente e un riparo di fortuna che comunque imbarcava acqua come una bagnarola in mezzo alla burrasca. Eravamo strafatti di risate, cercando di respirare profondamente. Impresa assurda. Ogni tentativo di fare silenzio per farci ricomporre veniva interrotto da una nuova prorompente e sguaiata risata. Anche le poche ed estemporanee frasi, buttate là come diversivo, si sgretolavano sotto l'ondata brilla e fragorosa di un'allegria senza più senso. E giù ancora a ridere, come due scemi. Poi, improvvisa, la voglia di dare un senso, quello che volevo io, a quella situazione tanto stupida e irreale. La mia crisi di riso si stava esaurendo, la sentivo ritirarsi dalla gola e dai polmoni come fosse il risucchio di un'onda sulla battigia. Dovevo sfruttarla, prima che morisse sotto la sabbia. Sollevai il capo lasciando spegnere gli ultimi gorgoglii ridanciani. Con la voce ancora disturbata sussurrai qu